CHET BAKER – The Pacific Years. Prince of Cool
Pacific Jazz
È un cofanetto di tre splendidi cd. Ognuno di essi è un ritratto delle tre “facce musicali” di Chet Baker: “Chet Sings”, “Chet Plays” e “Chet &Friends” e raccolgono le più belle registrazioni che vanno dal 1952 al 1957, il periodo in cui Chet Baker registrava per l’etichetta Pacific. Questo periodo di cinque anni della storia del jazz, vede vivere il successo maggiore di Miles Davis e di Dizzie Gillespie, ma Chet Baker sembra non lasciarsi influenzare dall’esistenza di questi due grandi trombettisti, continuando ad essere “l’angelo dalla faccia sporca” di sempre e a registrare i più memorabili standards americani. In realtà sono gli altri che si spaventano di Chet Baker, considerando il suo alto livello tecnico, il suono della sua tromba più simile al flicorno, la sua voce con la quale riesce ad incantare e a far innamorare uomini e donne di ogni età e tutto questo con il particolare fastidioso della sua pelle bianca. I jazzisti neri sono sempre stati convinti del fatto che il jazz è nero e, ogni volta che un musicista bianco riesce a sottrarre loro attenzione, si sentono scippati da qualcosa di loro appartenenza. Ma come dice Stan Getz: “il jazz è sostanzialmente una musica fatta dai neri, ma ci sono alcuni bianchi che sanno suonare tanto bene, con tanta originalità quanto un nero. Non sono molti, ma so di essere uno di loro”. “Chet Sings” unisce venti standards all’interno dei quali una voce straordinariamente uguale a quello della tromba conduce al piacevole abbandono totale della propria mente e del corpo. La voce è la sua. Sola e unica. Calda, caratterizzata dai toni bassi, dall’espressione triste e malinconica, dalle poche variazioni ma giuste che lo aiutano, seppure per poco tempo, a liberarsi dall’incubo quotidiano della sua vita.
In “Chet plays” è la sua tromba a parlare insieme al trombone Bob Brookmeyer, al sax baritono Bud Shank, al piano Russ Freeman, alla batteria Shelly Manne e al contrabbasso Carson Smith. Qui si evince la sua comunicabile tecnica, il suo lirismo senza pari, il suono pastoso e ovattato, la maestria e la maturità della sua improvvisazione. In alcuni brani si percepisce l’ironia con la quale riesce a vincere i momenti più difficili della sua esistenza: la lotta contro la droga ma la continua ricerca della stessa, la incapacità di vivere accanto ad una donna e i suoi due matrimoni, l’amore per i suoi figli ma la sua totale assenza dalla loro vita.
“Chet with Friends” è una raccolta di registrazioni che lo vedono in alcune espressioni artistiche con altri musicisti che sono passate alla storia come classici del jazz.
Questo cofanetto è una annunciazione del grande musicista che, più di ogni altro nella storia del jazz, ha saputo essere l’Artista vero, quello che ha espresso in musica la sua vita, con tutte le fobie, le problematiche, gli ostacoli, la voglia di vivere e quella di morire e che lo hanno portato a fare ciò che realmente desiderava: suonare. Non ha mai tentato di separare l’Artista dall’uomo e questo è jazz.
STAN GETZ – Cool
Undici brani colmi di poesia formano questa ultima raccolta di Stan Getz, il sassofonista tenore che ha saputo, attraverso il suo strumento, condurre il mondo del Brasile all’interno di quello del Jazz, interpretando la Bossanova con il gusto, lo stile e l’improvvisazione del Jazz. Questo cd è una testimonianza di questa sua strabiliante capacità e di questo cambiamento che ha apportato nella storia della musica. Mancano, infatti, le interpretazioni ricche di tecnica e di improvvisazioni appartenenti prettamente al cool jazz. Ma, nonostante il cd sia più dedicato alla bossanova, sono percepibili le variazioni e le modulazioni jazzistiche che fanno di Stan Getz il migliore sassofonista tenore, per la sua voce riconoscibile tra tutti i sax della storia del jazz, per la tecnica di alto livello e l’espressione eccellente. La sua creatività artistica, il suo linguaggio tecnico, la padronanza dei fraseggi melodici, la sua classe cristallina lo rendono assolutamente unico e irripetibile.
In questo cd, tra le undici tracce, c’è una bella versione di “Aguas de Marco”, una calda “Misty”, più volte interpretata da Stan Getz con più formazioni e varie letture jazzistiche e una interpretazione prettamente bossanoveggiante di “Ligia”, cariche tutte di quei particolari tipici dello stile di Getz.
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