Musica italiana

CI SONO AMICI E "AMICI". 19 maggio 2012
Finalmente.

Finisce anche quest’anno “Amici”.

Per un po’ possiamo respirare. Questa incubatrice di poveri illusi, per ora, chiude qui.

Non ho mai capito dove finisce la crudeltà dell’entourage di far credere a questi ragazzi di essere davvero grandi cantanti e inizia l’egocentrismo degli stessi ragazzi di credersi arrivati, perché quello che mi spaventa, non è la trasmissione in sé che potrebbe anche essere un modo come un altro di intrattenere gli spettatori (tanto ormai c’è di tutto in tv), ma l’arroganza e la prepotenza dei ragazzi che anticipano di parecchio i tempi e indossano la maglia del grande autore di canzoni di successo dalla voce accattivante e sensuale.

È inutile che mi si dica: “si, ma qualcuno è uscito fuori”, perche anche quelli che hanno successo (ora!) sono, a mio modesto parere, delle meteore; meteore che, nel momento in cui si ascoltano dal vivo, steccano, stonano e mancano di personalità. Qualcuno, senza stare a fare nomi, riesce a difendersi e a creare un repertorio per ragazzine innamorate dello studente della classe al piano superiore o che piangono disperate per un amore fallito. Ma quanto durerà? il tempo di una indigestione di pesce avariato.

Accetto tutto, ma non la vanità e l’ignoranza di tutto l’insieme di questa trasmissione.

Innanzitutto i giudici formati da giornalisti e critici che sappiamo bene pilotati da case discografiche e anche dall’importanza, sempre a mio parere, della padrona di casa. Ed è inutile che si spendano soldi nell’invitare Sharon Stone e Dustin Hoffman per mantenere vivo l’ascolto, facendo recitare loro la parte di quelli commossi davanti a cosi tanta bravura.

Si dovrebbe essere sinceri e aiutare i giovani. Coltivare si le loro passioni, ma smontandoli da ciò che si credono già riempiendoli di complimenti e applausi degni soltanto di pochi artisti.

È un mondo maledettamente pilotato e posso capire l’innamoramento di un pubblico giovane, ma mi rattrista la parte di Italia che crede davvero a questi piccoli e mediocri cantantucci che, caso strano, ogni anno successivo, vincono Sanremo.

Mi rattrista per ovvi e tanti motivi, ma non ci lamentiamo poi se l'ambizione massima di un figlio è quella di andare in tv invece di diventare ingegnere, falegname, avvocato o pizzaiolo e non ci lamentiamo nemmeno della povertà di cultura di un Paese che, alla fine, per sentire qualcosa di “grande” deve per forza di cose, restringere lo spazio dedicato nella propria casa ai cd, a quei quattro / cinque cantautori di un tempo che non moriranno mai.

E ora godiamoci questo “silenzio”…

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