Finalmente.
Finisce anche quest’anno
“Amici”.
Per un po’ possiamo respirare.
Questa incubatrice di poveri illusi, per ora, chiude qui.
Non ho mai capito dove finisce
la crudeltà dell’entourage di far credere a questi ragazzi di essere davvero
grandi cantanti e inizia l’egocentrismo degli stessi ragazzi di credersi
arrivati, perché quello che mi spaventa, non è la trasmissione in sé che
potrebbe anche essere un modo come un altro di intrattenere gli spettatori
(tanto ormai c’è di tutto in tv), ma l’arroganza e la prepotenza dei ragazzi che
anticipano di parecchio i tempi e indossano la maglia del grande autore di
canzoni di successo dalla voce accattivante e sensuale.
È inutile che mi si dica: “si,
ma qualcuno è uscito fuori”, perche anche quelli che hanno successo (ora!) sono,
a mio modesto parere, delle meteore; meteore che, nel momento in cui si
ascoltano dal vivo, steccano, stonano e mancano di personalità. Qualcuno, senza
stare a fare nomi, riesce a difendersi e a creare un repertorio per ragazzine
innamorate dello studente della classe al piano superiore o che piangono
disperate per un amore fallito. Ma quanto durerà? il tempo di una indigestione
di pesce avariato.
Accetto tutto, ma non la vanità
e l’ignoranza di tutto l’insieme di questa trasmissione.
Innanzitutto i giudici formati
da giornalisti e critici che sappiamo bene pilotati da case discografiche e
anche dall’importanza, sempre a mio parere, della padrona di casa. Ed è inutile
che si spendano soldi nell’invitare Sharon Stone e Dustin Hoffman per mantenere
vivo l’ascolto, facendo recitare loro la parte di quelli commossi davanti a cosi
tanta bravura.
Si dovrebbe essere sinceri e
aiutare i giovani. Coltivare si le loro passioni, ma smontandoli da ciò che si
credono già riempiendoli di complimenti e applausi degni soltanto di pochi
artisti.
È un mondo maledettamente
pilotato e posso capire l’innamoramento di un pubblico giovane, ma mi rattrista
la parte di Italia che crede davvero a questi piccoli e mediocri cantantucci
che, caso strano, ogni anno successivo, vincono Sanremo.
Mi rattrista per ovvi e tanti
motivi, ma non ci lamentiamo poi se l'ambizione massima di un figlio è quella di
andare in tv invece di diventare ingegnere, falegname, avvocato o pizzaiolo e
non ci lamentiamo nemmeno della povertà di cultura di un Paese che, alla fine,
per sentire qualcosa di “grande” deve per forza di cose, restringere lo spazio
dedicato nella propria casa ai cd, a quei quattro / cinque cantautori di un
tempo che non moriranno mai.
E ora godiamoci questo
“silenzio”…
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