giovedì 24 maggio 2012

L'ELEGANZA IN MUSICA...BRUNO MARTINO

Dimenticato.
Uno degli autori più grandi della musica italiana, un musicista completo, un compositore di altissimo livello. Eppure, molti delle nuove generazioni non sanno chi è e molti se lo sono dimenticato.
Bruno Martino. Comincia prestissimo a lavorare come musicista in rai, ma come sempre accade, è all’estero che inizia il suo successo anche perché il suo tempo storico è  segnato dal fascismo e da un Mussolini che, nonostante la sua passione per la musica jazz, non voleva che il jazz facesse breccia nei cuori degli italiani, ostacolando così il lavoro di chi, come Martino, avrebbe sicuramente reso all’Italia un approccio con il jazz più facile, cosa di cui anche oggi, anche se si dice il contrario, ne sentiamo la mancanza. Ma questo è un altro discorso con un’altra mia personalissima idea del jazz italiano. Ma torniamo a “Bruno”.

 Il suo mondo è composto quindi da jazz, ma nelle sue serate delizia anche con musica leggera italiana, classici napoletani e altri generi musicali, riformulati e ricamati con accorgimenti jazzistici, perche capisce da subito che in Italia non si poteva “vivere” di solo jazz.

Non ha limiti Martino. Spazia in ogni dove e in ogni come, con eleganza e stile.
Compone canzoni simpatiche e altre meravigliosamente struggenti.

Molto probabilmente la composizione che subito gli si associa è ESTATE.
Al di là di un testo semplice ma commovente come tante canzoni di amore, “Estate” si presenta con un’armonia musicale malinconica e suggestiva. La melodia si presta da subito ad essere riletta in chiave jazzistica e uno dei primi grandi musicisti a livello mondiale ad accorgersi della bellezza armonica di questo brano è Joao Gilberto che la interpreta in chiave bossanoveggiante.


Ma “Estate” trova casa anche nell’anima di Chet Baker (http://www.youtube.com/watch?v=XQD1wJtkkU8&feature=related)  e di Michel Petrucciani (http://www.youtube.com/watch?v=YP10H8tA28A&feature=related) che ne formulano varie versioni stupende e che, ricucendosela addosso, la trasformano in una pietra preziosa anche del loro personale repertorio jazzistico. Cantata anche da altri interpreti della musica italiana tra i quali troviamo Mina, Vinicio Capossela e Sergio Cammariere. Ma sono tanti i musicisti jazz e interpreti della musica italiana che la vogliono eseguire nei loro concerti, nelle loro registrazioni, nei loro successi perché “Estate” è davvero un classico dalle mille sfaccettature.

Ma non solo “Estate” fa parte della nostra vita e delle esistenze almeno di una parte di italiani.
“E la chiamano estate”, “Cos’hai trovato in lui”, “Baciami per domani”, “Basta solo un momento”, “Forse”. Un elenco di canzoni straordinarie che, attraverso le vene, arriva fin dentro la parte più profonda del cuore, restandoci per sempre.
Qualcuno, ascoltandole, si sarà innamorato, qualcuno avrà litigato, qualcuno avrà pianto, qualcuno avrà sorriso, ma chi ha vissuto lo stesso periodo musicale sa sicuramente di cosa sto parlando.
Io, personalmente, “non c’ero” e aggiungerei purtroppo. Ma grazie ad una famiglia di musicisti, porto con me, quotidianamente, qualcosa di lui. E non potrebbe essere altrimenti considerando anche la mia professione. Quante volte avrò suonato le sue musiche nelle mie serate? E quante volte ancora le avrò sentite anche per emozionarmi da sola, in casa, in automobile, davanti ad un tramonto di mare, dinnanzi ad un lago freddo di agosto, fantasticando di un amore mai arrivato ma sempre sognato.
E anche oggi, non riesco a farne a meno.

Non riesco a “sostituirlo” con i nostri “interpreti”, non riesco a sradicarlo dalla mia vita, personale e professionale, per dare il posto a nessuno che riesca a colmare la sua assenza.
Abbiamo fame di musicisti come lui.

Riservato, umile e “musicalmente malinconico”, Era definito il “cantante confidenziale” come pochi altri sapevano essere, per esempio Fred Bongusto, di cui parlerò in seguito.


Muore nel 2000, nel più completo silenzio, come se non volesse infastidire nessuno, quasi scusandosi del “rumore”. Anche qui, la televisione italiana pecca… pecca non ricordandosi di lui, pecca non riportandolo alla memoria, pecca non tentando minimamente di fare qualcosa affinchè anche le nuove generazioni possano conoscerlo, per quanto, considerando la qualità di musica ascoltata dalla maggior parte dei giovani di oggi, riesce difficile pensare che Bruno Martino possa trovare uno spazio anche per lui.
Pecca anche, però, chi l’ha dimenticato, chi l’ha conosciuto e messo da parte. Peccano le manifestazioni musicali nel non creare dei tributi, peccano le scuole stesse di musica che non lo menzionano, peccano gli stessi musicisti e interpreti di jazz contemporaneo nel non rappresentarlo, peccano tutti coloro che danno spazio a chi, molto spesso, non meriterebbe, togliendolo a chi ha fatto davvero cultura e ci ha rappresentato nel mondo. Ma questo è il problema di tutti i giorni della cultura italiana.

Muore il 12 giugno, un giorno di estate. Ecco perché, una volta di più, come diceva lui, anch’io… “odio l’estate…”


@diritti riservati
viviinjazz



2 commenti:

  1. E l'estate non la amo neanche io...
    Ottimo omaggio ad un dimenticato (ma non dagli addetti-ai-lavori) protagonista della canzone d'autore.
    E sì, perché fino a qualche decennio fa il confine fra canzone d'autore e musica colta non era netto e inconciliabile, anzi.
    Baker, Petrucciani... non potevano che essere ottimi interpreti di questo standard. Un mix di struggente ed elegante.

    Nella tua interessante recensione fa capolino anche Fred Bongusto: la cosa mi incuriosisce poiché, a costo di esser criticato dai più, io l'ho sempre considerato un ottimo musicista.

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    1. ciao luca,
      grazie per aver commentato
      scriverò presto qualcosa su fred bongusto che anch'io ritengo un bravissimo musicista che, purtroppo credo, è sulla stessa strada di Martino. eppure, porca miseria, hanno segnato un'epoca con dei brani davvero fantastici.

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